RITAGLI

Le foto sembravano una macchia d’olio sul tappeto bianco. P. le aveva sparse tutte intorno a sè dopo averle tirate fuori da una grande scatola di latta dei biscotti Gentilini. Ricordate quelle scatole dove ogni bambino sognerebbe di nascondere il proprio tesoro per seppellirlo sotto un albero, come solo un pirata sa fare. Quelle foto erano una sorta di tesoro, a modo loro. Un tesoro di ricordi, di emozioni. Pezzi di storia della famiglia, dalle origini contadine fino alla piccola rivoluzione industriale che aveva trasformato un genià di rubizzi contadini in cittadini debosciati e grigi come i palazzi che abitavano.

Vecchie facce dai contorni ingiallite che sembravano piu grandi della loro età, e sofisticate stampe a colori dove tutti facevano a gara per sembrare eternamente bambini. P. ne raccoglieva una ad una e le tagliava a metà con delle lunghe forbici da sarto lucide. Le lame si baciavano lentamente, creando un taglio perfetto: la metà a destra piroettava fino a terra, l’altra veniva lanciata nell’aria, atterrando lontana.

-Quando abbiamo smesso di essere noi stessi?- chiese P ad alta voce, – Quando la nostra serenità è diventata meno allettante di un filetto di manzo?-

Le forbici nelle sue mani continuavano a tagliare le foto in una danza lenta ma costante.

-Ricordi quando ci siamo conosciuti? Appena il signor W. Non aveva più bisogno di me in bottega, io mi precipitavo da te e insieme scendevamo al fiume. Quanto ci piaceva il fiume…d’inverno stavamo accucciati stretti stretti coperti dal mio cappotto liso ad ammirarlo intimoriti biancheggiare sugli scogli e lungo gli argini…d’estate, per trovare rimedio dalla calura, rimanevi per ore con i piedi penzolanti nell’acqua e il viso baciato dal sole.

Nel tempo siamo scesi a riva sempre più raramente, fino a dimenticarlo il nostro fiume. Lui è ancora li, sai? Siamo noi ad essere inariditi, fino a scoprire i nostri alvei nudi, dove le piante e i pesci sono imputriditi. La nostra acqua ci ha lasciato, per andare ad ingrossare altri torrenti piu bisognosi di noi..-

P. stava per tagliare un’altra foto, quando si blocco. l’estremità di quel collage estemporaneo cominciò ad essere lambita da una marea densa e rossa. P. alzò gli occhi verso il divano difronte a lui: F. giaceva supina e dallo squarcio lungo la sua gola il sangue era colato copioso fino ad impregnare quasi tutto il tappeto. I suoi occhi lo fissavano senza rimprovero, ricolmi solo di quello stupore che nasce da una fine cosi repentina e violenta.

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