LE MENTINE

A me le mentine fanno sentire solo.

Voi direte… e che c’entra? C’entra c’ entra eccome. A voi è mai capitato che una cosa ve ne riporti alla mente un’altra?
Che so, come quando un particolare odore vi ricorda le vacanze passate in colonia, o una particolare canzone la prima ragazza che avete baciato…
Con le mentine per me è lo stesso; ne mangio una e mi rendo conto di essere incredibilmente solo. Badate bene, non con tutte le mentine, ma solo quelle di un determinato tipo, vendute in quei pacchettini di carta colorata, verde o bianca, con su disegnato una specie di barca. ..
È una sorta di cortocircuito tra quello che vorremmo e quello che non sarà mai. Il nostro cervello non accetta quella particolare condizione? Ed ecco che te la incastra tra un profumo e un rumore, tra un sapore e quattro note, in maniera scientifica eh!

E’ come la miccia di un innesco: viene scelta della lunghezza giusta, in modo che il ricordo non vi scoppi sempre in faccia. C’è il rischio di impazzire: niente è doloroso come un bel ricordo.
Voi cercate tranquilli di fare le vostre cose, quando d’un tratto sbam! Vi si affaccia alla mente quella sensazione cosi intensa, cosi vera…che il respiro si mozza. Possono essere passati giorni, mesi anni, ve la ritrovate li, fragrante come dolce appena sfornato.
Non è stato sempre cosi, sia chiaro. Prima di queste dannate mentine, io ero piacevolmente solo.

Come, siete confusi?

Ma signori miei, un conto è essere soli, un altro è sentirsi soli! E dopo dieci anni di matrimonio, ero di nuovo solo, appunto. Non che sia stato facile, capiamoci.
Quando ci si ritrova soli dopo aver recitato per anni lo stesso ruolo, si torna a vivere con una persona che non si conosce più. Non sai cosa vuoi, cosa fare, niente. E poi, signori miei, vi avanza tutto: vi avanza spazio, vi avanza tempo, e, soprattutto, vi avanza affetto. Questo affetto poi sembra non volerlo nessuno, ma proprio nessuno, eh!
E allora chiami gli amici, saluti i parenti, e diventi il migliore zio di bambini conosciuti per poche ore, neanche fossi in un racconto di Dickens.

Però, citando un mio amico filosofo, ci si abitua a tutto. E tutto fila liscio, finché non incontri lei…

Lei chi?

Beh non è importante chi. Ognuno di noi la incontra prima o poi. In genere è sempre per caso. Una festa, una cena, un amico in comune. E poi è sempre bellissima, non solo d’aspetto ovviamente. Intelligente, stimolante, creativa, quello che volete voi. Per dirla semplice è la lei che avete sempre sognato, solo che in più è vera!
C’è bisogno che vi dica che con lei vicino tutto sembra avere senso, e che l’unico programma accettabile sarebbe trascorrere con lei tutto il tempo che vi resta da vivere? Tanto in cuor vostro lo sapete già, no? Quello che capisci davvero, quando la incontri, è che stare soli è incredibilmente, irrimediabilmente, insostenibilmente INUTILE!
E allora comincia una danza di parole, di sguardi di sorrisi.
Tu, proprio tu, che fino al giorno prima eri quasi sicuro che…dai, soli non si sta cosi male… tu ti ritrovi emozionata come una debuttante al suo primo ballo, goffa nell’abito lungo che smani per entrare nel mondo dei grandi.
E di nuovo un valzer di pranzi, cene, tazze di the, mazzi di fiori, in un giro vorticoso che quasi non ti fa sfiorare la terra dove cammini.
Di colpo, però, la musica si ferma.

E in quel silenzio si affacciano i primi ‘ma’, i ‘non dovevi’, i ‘non volevo’… tutto diventa tempo… troppo presto per questo, troppo tardi per quello, e in questo tempo dilatato ti senti cosi solo da non sentire quasi la tua stessa presenza. Rimane un sapore di menta, il sapore di quelle labbra che dio non ti ha permesso di baciare, sebbene tu, glielo abbia chiesto. ..

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